Insieme agli Angeli e ai Santi

Venerdì, 22 dicembre 2017, il Signore ha chiamato a sé la nostra cara Consorella Suor Maria Fortunata Ciccolini, al secolo Zina.

Era nata a Urbania (PU) il 31 ottobre 1936. Entrata in Monastero il 29 settembre 1955 ha preso l’abito religioso iniziando il noviziato il 12 settembre 1956.

Ha emesso la Professione Temporanea il 15 settembre 1957 e quella Solenne il 5 ottobre 1960.
Riportiamo qui il testo dell’omelia fatta dal parroco Mons. Pietro Pellegrini durante le esequie, celebrate il 23 dicembre 2017.

Ringraziamo Dio per la sua misericordia: ha fatto prodigi a salvezza dell’uomo” (Salmo 107/106,8). La nostra cara Suor Fortunata, ultima monaca di Urbania in questo monastero di Sorelle Benedettine, ha ricevuto l’ultima chiamata ed ha raggiunto il suo amato Sposo Gesù nell’eternità del Cielo, dove si è unita all’immensa schiera di Monache Benedettine che da secoli si sono consacrate totalmente a Dio, hanno cercato l’unione santa con lui in questo Monastero ed ora vivono nella gioia del paradiso.

Pur nella sofferenza grande, che condividiamo con l’Abbadessa, le Consorelle e i familiari, tra cui la cognata Pierina, i nipoti Amleto e il sindaco di questa città Marco, il nostro sguardo è illuminato dalla fede piena di speranza, alla cui luce ripercorriamo la vita terrena di Suor Fortunata e la pensiamo nella gioia di Dio.

Il Padre celeste ha amato e chiamato dall’eternità Suor Fortunata, davvero fortunata e beata per la sua consacrazione religiosa, ed ha voluto costruire nella sua vita un capolavoro di grazia, riversando l’abbondanza del suo amore in lei, che ha saputo accogliere con gioia, disponibilità e umile semplicità tanti doni.

E’ lei stessa a raccontare la sua vocazione. La ascoltiamo:
“Fin da bambina sentivo un grande desiderio di farmi monaca. Ricordo che mi arrampicavo sul muro di cinta del monastero per poter vedere le monache mentre lavoravano nell’orto. Dicevo alla mia mamma che volevo andare dalle monache per restare sempre vicino a Gesù. Ma lei mi rispondeva sempre che questo era impossibile, essendo noi così poveri. Io, però, pregavo spesso il Signore a concedermi questa grazia. La mia mamma mi portava alla Santa Messa qui, nella chiesa del monastero. E quando vedevo i chierichetti all’altare, tanto vicini a Gesù, avrei voluto anche io essergli sempre vicina. Mi dava poi tanta gioia sentire le monache pregare e cantare.
Con il passare degli anni il desiderio di farmi monaca cresceva sempre più. Quando ho manifestato questa chiamata di Dio al mio Padre spirituale, certo per provarmi, lui ha esagerato riguardo alla povertà del monastero, dicendomi che le monache avevano ben poco da mangiare. Io gli ho risposto che, se intanto loro non morivano di fame, non sarei morta di fame nemmeno io.
Nella sua grande bontà, il Signore mi ha fatto conoscere una nobile Signora che mi ha fornita della dote monastica, che in quel tempo era d’obbligo per essere ammessa in monastero. E così finalmente, superate tutte le difficoltà, giunto il giorno tanto desiderato, con grande gioia ho varcato la soglia del monastero. Sono trascorsi ormai tanti anni da quando abbracciai la vita monastica, e mai mi sono pentita d’aver seguito questa strada. Anzi sento ancora la gioia e l’entusiasmo dei primi giorni, anche se non mancano nemmeno qui le cose dure e aspre inerenti alla nostra vita terrena.
C’è sempre in me la volontà di seguire il Signore nella via della perfezione evangelica e della santità. Vivo la mia vita monastica pregando e lavorando, cercando di aiutare le mie Consorelle. Nei momenti liberi per la preghiera personale sono felice di restare ai piedi del Tabernacolo, per presentare a Gesù Eucaristia i bisogni della Chiesa e di tutta la famiglia umana. Prego in modo particolare per la gioventù e perché il Signore chiami ancora altre giovani generose e disposte a vivere questa mia stessa meravigliosa esperienza”
.

In sessantadue anni di vita monastica Suor Fortunata si è caratterizzata, come è scritto nel profilo biografico del Monastero, per la “massima dedizione” negli “uffici di cuoca, dispensiera, ortolana ed infermiera. Accompagnava sempre le monache inferme per le visite all’ospedale, e tutte le volte che era necessaria la loro degenza in ospedale era sempre pronta a restare con loro ad assisterle. Finché le forze fisiche gliel’hanno permesso era sempre disponibile, pronta ad aiutare le Consorelle nei lavori pesanti. Non diceva mai di no, a nessuna”.

Ma prima di tutto c’era la preghiera comunitaria, a cui ella partecipava con devozione e gioia, aggiungendo, nei tempi liberi, momenti di sosta “ai piedi del Tabernacolo” per stare “vicino a Gesù” e pregare per la comunità, per i benefattori, per le persone della sua famiglia, per la Chiesa e il mondo, per le vocazioni soprattutto: tanti seminaristi si sono affidati alle sue preghiere, come tante persone di Urbania nelle loro situazioni di sofferenza. Anche a me più volte ha confidato: “Io prego molto per lei”.

“Durante il tempo libero si impegnava in tanti altri lavoretti per gli amici e benefattori. Faceva dei ricami con il punto croce. Confezionava delle belle tovaglie, dei bei centrini. Faceva delle urne con l’effigie in cera della Santa Bambina. Ne accomodava altre già fatte prima. Era molto ingegnosa nei suoi lavori. La gente ricorreva alla sua perizia e tutti rimanevano contenti”.

Suor Fortunata ci lascia una bella, gioiosa, umile e semplice testimonianza di vita secondo il Vangelo, sulle orme di santa Scolastica e san Benedetto. Noi la ringraziamo di cuore e benediciamo il Signore che ha fatto a noi il dono di questa Sorella. Preghiamo intensamente per la sua gioia eterna. Le chiediamo, ora che è più vicina a Gesù, di continuare a pregare per i suoi cari, per la sua comunità, e in particolare per le vocazioni sacre da questa nostra città. Grazie, Suor Fortunata! La nostra parrocchia, la tua comunità ti siamo riconoscenti. Ora canta e salta di gioia insieme agli Angeli e Santi.